Se hai un sito che comincia ad avere qualche anno di vita, potrebbe essere arrivato il momento di fare un restyling. I motivi per cui affrontare questo cambiamento sono numerosi, dal semplice aspetto grafico oramai obsoleto, al fatto che da smartphone le pagine siano poco accessibili perché il sito non è responsive.
Con questi presupposti, vediamo insieme alcuni consigli per non sbagliare facendo un restyling sito web WordPress.
Prima regola: il sito deve essere responsive
Inutile negarlo: la maggior parte delle persone effettua le sue ricerche direttamente da smartphone o tablet, e i computer in molti casi sono andati in pensione.
Proprio per questo motivo i siti internet devono essere responsive, ovvero in grado di adattarsi al meglio agli schermi più piccoli. Gli utenti quindi, devono avere la possibilità di navigare tra pagine perfettamente leggibili che possano fornire le giuste informazioni.
Avere un sito responsive, al giorno d’oggi, è di fondamentale importanza per qualsiasi tipologia di attività, anche le più piccole. Migliore sarà la user experience da smartphone, tanto più alte saranno le possibilità che il visitatore non abbandoni immediatamente il sito.
Senza dimenticare che un sito web difficilmente accessibile genera anche una certa diffidenza nel visitatore.
Ma non finisce qui, perché un sito responsive è in grado anche di posizionarsi meglio su Google, aspetto davvero fondamentale anche e soprattutto per le piccole attività che necessitano di una maggiore visibilità.
Questo significa che prima di affidare l’incarico del restyling ad una web agency, è necessario accertarsi che questa sia in grado di occuparsi al meglio di questo aspetto.
WordPress, il CMS più utilizzato al mondo, è in grado di restituire una buona visualizzazione da mobile, ma chiaramente le variabili in gioco sono numerose, e un sito web non può e non deve contenere errori. Nel caso invece il programmatore realizzi il sito partendo da zero, scrivendo tutto il codice, vale la raccomandazione precedente: è necessario accertarsi che sia in grado di rendere le pagine responsive.
Seconda regola: la User Experience del sito
Di User Experience si parla sempre più spesso, ma si tratta di un ambito che prende in considerazione diversi fattori. In cima alla lista troviamo quello dei tempi di caricamento delle pagine. Le pagine infatti, devono caricarsi il più velocemente possibile, anche per rispondere alle esigenze dei visitatori che spesso navigano di fretta.
Nel caso di un e-commerce ad esempio, un solo secondo di ritardo può comportare perdite ingenti.
Ma in realtà questa regola è valida per qualsiasi tipologia di sito internet. Se un potenziale cliente deve aspettare magari più di 10 secondi per aprire il sito, è del tutto probabile che intorno al quinto/sesto secondo abbandoni la visita, cercando quanto desiderato altrove, magari da un diretto competitor più lungimirante.
Questo chiaramente comporterebbe un doppio danno.
Ma come fare per migliorare la velocità di caricamento di un sito realizzato in WordPress?
Il primo consiglio utile riguarda la scelta del tema. Molto spesso quelli preconfezionati sono grossolani sotto questo aspetto, oppure pieni di funzionalità che in realtà non sono utili a quel preciso scopo: ognuna di queste influirà negativamente sui tempi di caricamento delle pagine.
Un altro consiglio utile è quello di evitare di caricare un numero eccessivo di immagini troppo pesanti. Questo significa che le immagini caricate dovranno prima essere rese più leggere senza però rinunciare alla loro qualità.
Ci sono moltissimi tools online che permettono di ottenere buoni risultati in tal senso. Chiaramente anche l’hosting del sito è di fondamentale importanza.
Non è necessario mettere in gioco dei grandi capitali per avere un buon servizio in tal senso, ma solitamente scegliere hosting da pochi euro all’anno non è mai una buona idea. Anche se il sito fosse realizzato a regola d’arte infatti, il servizio diventerebbe una sorta di collo di bottiglia andando a influire negativamente sulle prestazioni, con tutte le problematiche che ne conseguono.
Un altro fattore che influenza moltissimo l’esperienza d’uso di un sito web sono i menù e la Call to Action. Creare un menù di navigazione che sia effettivamente comprensibile è importante tanto quanto una giusta distribuzione di immagini, testi e video all’interno delle pagine.
Lo stesso discorso è valido per le Call to Action: il visitatore deve avere vita facile per arrivare a fare ciò che il creatore del sito desidera.
Terza regola: grafica e SEO
Come spiegato in precedenza, oltre al fatto che il sito deve essere responsive, per un restyling fatto a regola d’arte anche l’aspetto grafico non deve essere trascurato. La grafica delle pagine deve rispettare la mission dell’azienda, quindi riprenderne i colori, la composizione e il logo.
Se la combinazione di questi elementi avviene nella maniera corretta, la parte testuale si amalgamerà alla perfezione.
Per comprendere meglio questo concetto, il sito web di un bed and breakfast sarà ben diverso da quello di un dentista piuttosto che di un’azienda metalmeccanica. Un altro aspetto fondamentale da non trascurare assolutamente riguarda un buon posizionamento sui motori di ricerca, possibile solamente grazie all’ottimizzazione SEO.
In primis quindi, il sito deve piacere a Google, utilizzato dalla stragrande maggioranza degli utenti.
Inutile sottolineare come anche la parte legata ai contenuti dei testi vada aggiornata, ma non perché le parole possano “invecchiare”. Il motivo reale è solo uno: se il sito è stato realizzato diversi anni prima, con il tempo sono magari aumentare le competenze acquisite, o i servizi offerti, e per questo motivo il copywriting deve diventare persuasivo anche sulle “novità” introdotte.
Quarta regola: monitoraggio delle prestazioni del sito
Dopo tanta teoria, e tutti gli accorgimenti elencati, come fare per monitorare le prestazioni del sito e verificare che effettivamente il restyling abbia prodotto gli effetti sperati? Il primo strumento utile in tal senso è fornito direttamente da Google.
Si tratta di Google Analytics, che permette tra le altre cose di visualizzare la frequenza di rimbalzo del sito. Ma cos’è esattamente?
Parliamo di un valore, compreso tra 0 e 100, in grado di esprimere in termini percentuali quante volte l’utente è “rimbalzato” sul sito per poi andarsene. Questo significa che se in un determinato arco temporale il sito ha registrato il 40% come frequenza di rimbalzo, significa che 40 utenti sono “scappati”, e che solamente 60 utenti hanno invece deciso di proseguire la visita delle pagine.
Per accedere a questi dati, è necessario inserire un codice di monitoraggio fornito da Google.
Ovviamente una buona web agency sa come muoversi in tal senso, e per trasparenza dovrebbe mettere in condizioni il cliente di accedere a questi dati in totale autonomia. Inutile sottolineare come per un sito personale, sia possibile procedere in autonomia con il restyling, ma che per uno professionale la mano esperta di un’agenzia sia fondamentale.